domenica 3 giugno 2012

In ricordo di un angelo





La ferita che ha colpito di recente il nostro paese, e che ha strappato la vita a Melissa Bassi ha suscitato tanto clamore e sdegno. Per la prima volta da quando ho aperto questo blog, voglio lasciare spazio alle parole di qualcun altro, in questo caso a quelle della mia meravigliosa nipote Eleonora.
Domandiamoci se è questo il mondo che vogliamo lasciare ai nostri figli:

Dovrei riempire questo foglio bianco di parole.
La verità è che non trovo parole.
Non so proprio come potrei riempire questo foglio bianco.
Ogni pensiero, termine, affermazione associato a quello che è successo in quella scuola mi risuona infantile.
Dire di essere indignata, disgustata è troppo poco. Parole che potrebbero sembrare pesanti nel mio cuore prendono una connotazione davvero minima.

Quella ragazza aveva solo 16 anni, era piccola, inesperta e come tutte le adolescenti e come me… aveva tanti sogni. Sogni che avrebbe sperato di realizzare un giorno. Progetti che avrebbe sperato di costruire in un futuro. Desideri che forse erano vicini ad essere realtà.
Era una ragazzina come tante, con sogni, progetti, desideri e speranze.
Aveva una famiglia, degli amici e forse… anche una persona da amare.
E osservando quello che è successo ho realizzato una cosa; un’adolescente ha due case: quella calda e confortante che ha preso il nome di “casa” e quella un po’ noiosa ma anche divertente che, invece, ha preso il nome di “scuola”.

Un’adolescente ha due case, e la sua seconda casa è la scuola, dove può fuggire dai suoi problemi famigliari, dove può svagarsi dalla normale routine casalinga, dove può fare nuove amicizie, dove può imparare cose nuove… ma anche se a volte potrà annoiarsi, anche se a volte potrà sperare che la campanella suoni il prima possibile… anche se certe volte è così… un’adolescente ha sempre visto in quell’edificio un piccolo rifugio. Un’adolescente tra quelle bianche mura ha sempre creduto di essere al sicuro, perché la scuola è la nostra seconda casa, è il nostro rifugio. Ci siamo sempre visti protetti. Ma questa volta non è stato così.

Quello che è accaduto giorni fa a Brindisi mi ha fatto notare che la sicurezza non esiste.
Come ora non esistono più i sogni, i progetti, i desideri e le speranze di quella sedicenne.


E ora come ora non ho interesse di sapere chi ha commesso questo atto disumano, perché chiunque sia stato per me è disumano ancor più di quell’atto. Mi piacerebbe solo che chiunque sia stato un giorno possa solo guardare il suo volto riflesso in uno specchio e scorgere nella sua immagine l’essere immondo che è, perché quell'individuo ha ucciso una ragazzina senza provare un’emozione di alcun tipo, non era nemmeno lei la persona che voleva uccidere, se avesse potuto, avrebbe sperato che le vittime di quella bomba fossero molte di più… lui vedeva in chi voleva uccidere solo degli oggetti, delle pedine e questo rende ancora più disumano la sua persona e quello che ha fatto. Provo ribrezzo nei confronti di quell'essere indegno di essere ritenuto umano, perché non è umano.

Chiunque sia stato merita solo di vivere una vita sofferta, una vita che nessuno vorrebbe. Merita un giorno lontano di morire lentamente; e se dovesse esistere un inferno passarci l’eternità.

Queste sono le uniche parole che posso dire, parole scritte con il cuore… forse poche… ma sincere.

Eleonora Tarchini

1 commento:

  1. Bellissime parole... dolorose e veritiere... scendere dal pullman e dirigersi verso la propria classe, magari preoccupata per un'interrogazione o felice di vedere qualcuno o insonnolita... e finire in una frazione di secondo... spero solo che non abbia capito, che non abbia sofferto... ma la sua famiglia si. Anche la loro vita è stata spazzata via da quell'esplosione.

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