lunedì 25 gennaio 2016

Creed - Nato per combattere



Rocky Balboa torna dopo quasi 10 anni per accettare una nuova sfida, allenare il figlio del suo rivale più valoroso: Apollo Creed.
Questo film è arrivato inaspettatamente, nemmeno lo stesso Stallone si aspettava più di tornare a indossare i panni del suo personaggio più iconico; è stata la caparbietà del giovane regista Ryan Googler a convincere l'attore a interpretare ancora Rocky.
La trama è piuttosto semplice, e in qualche modo ricalca il primo grande film della saga nata ormai 40 anni fa.
Stallone probabilmente sfodera una delle sue interpretazioni migliori di sempre, non a caso gli è valsa un Golden Globe; nonostante un viso che ormai somiglia sempre più a una "maschera" riesce a essere molto comunicativo, è un Rocky che non si prende sul serio, un uomo rassegnato, che trova nel suo giovane pupillo la fiamma per tornare a vivere. Questo è il primo capitolo della saga che non vede il coinvolgimento di Sly alla regia o alla sceneggiatura, e sapete che vi dico, era ora!
Il film riesce a essere fresco, nonostante il franchise sia stato sfruttato all'osso, si sente la passione che ci hanno messo per mettere insieme questo lavoro. Nonostante la vena drammatica della sceneggiatura ho apprezzato molto le parti più ironiche della pellicola.
Parlando delle interpretazioni degli altri attori, ho apprezzato Michael B. Jordan, (Adonis Creed) un credibile pugile, e buon erede di Apollo, atleticamente niente da dire, peccato non mi sia sembrato particolarmente carismatico, forse perché mi viene naturale fare un confronto diretto con Carl Weathers. Ho adorato Phylicia Rashad, chiamata qui a interpretare la vedova Creed. Segnalo anche la splendida Tessa Thompson, attrice emergente dalla bellezza sfolgorante.

Il film ha un buon ritmo, momenti toccanti, e dialoghi piuttosto profondi che ho apprezzato.
C'è anche un piccolo cameo di Sage Stallone, il figlio di Sly scomparso prematuramente nel 2012, compare in una foto che lo ritrae giovanissimo insieme al padre, da notare che il compianto attore appare anche in Rocky V interpretando, anche nella finzione, il figlio del pugile italo americano.

La regia mi è piaciuta, anche se in alcune scelte didascalica, nei match a volte risulta un po' troppo vicina ai pugili rendendo claustrofobica l'azione. Da notare che i vari incontri sono stati girati coraggiosamente in piano sequenza, frutto di un coordinamento tra gli attori notevole; le coreografie dei combattimenti sono piuttosto credibili, niente a che vedere con quelle dei primi capitoli della saga, i contendenti sono, tranne Jordan, tutti pugili professionisti. Si poteva fare di più per la parte degli allenamenti, e  per le musiche, che sono sempre state un must in Rocky, qui raramente riescono a creare il coinvolgimento a cui ci ha abituati la serie.
Ciò non toglie che questo Creed - Nato per combattere, è un lavoro che sa regalare emozioni, in alcuni punti adrenalinico e commovente. Direi quindi che promuovo a pieni voti questo spin-off.
Si mormora già di un possibile seguito, visto il successo che sta ottenendo la cosa è molto probabile, personalmente spero solo che non rovinino ciò che di buono c'è in questo film, sarebbe un gran peccato.



giovedì 21 gennaio 2016

Revenant - Redivivo




Un pugno nello stomaco. Così posso definire Ravenant.
Ma andiamo con ordine: la pellicola del regista Alejandro González Iñárritu romanza la vera storia (così si dice) di Hugh Glass, un trapper che, nonostante le ferite procurategli da un orso, riesce a  viaggiare per miglia e miglia attraverso la frontiera nord americana per cercare vendetta sul compagno John Fitzgerald, colpevole di averlo abbandonato in fin di vita.

Questo film ha avuto una lavorazione lunghissima, tutto è iniziato nel 2001, il primo regista doveva essere il grandissimo Park Chan-wook, ci sono voluti tantissimi anni per arrivare a formare il progetto che abbiamo modo di vedere oggi. La lavorazione finale della pellicola è stata di ben 18 mesi, una cosa piuttosto inusuale in un campo dove il "tempo è denaro".

Ho letto varie critiche a questo Ravenant, la maggior parte delle quali trovo ingiuste verso un lavoro che definisco mastodontico. Il film ti avvolge letteralmente, la violenza non è mai fine a sé stessa, ogni singola inquadratura ha un peso, non vi è una virgola che trovo fuori posto, a parte forse una scena che avrei risparmiato (quella del cavallo). Qualcuno ha avuto da dire che la regia è troppo ricercata, troppo patinata, non sono proprio d'accordo. La bellezza dei luoghi, il soffermarsi sull'ambiente è funzionale, non è una scelta fine sé stessa. Il regista vuole sottolineare il contrasto tra la brutalità umana e la bellezza incontaminata della natura.
Ho adorato la regia di  Iñárritu, con i suoi virtuosi piani sequenza ti fa entrare dentro l'azione in prima persona, si sente sul proprio corpo il freddo, il dolore, si soffre insieme al protagonista, si stabilisce così una grande empatia con le vicende di Hugh Glass.


Gli attori li ho trovati tutti eccelsi, in particolare Leonardo Dicaprio, (Hugh Glass), ha penso il ruolo più complesso, quello di dover comunicare le emozioni attraverso un semplice sguardo, un grugnito, le sue battute sono davvero risicate; in ogni caso la sua interpretazione è superlativa; con grande spirito di sacrificio l'attore si è sottoposto a ore e ore di trucco, affrontando ogni situazione, e un freddo che gli è costato una bronchite vera, già perché la tosse che vediamo nel film non è finta.
Un verismo forse eccessivo in alcuni casi, come la famosa scena in cui Hugh mangia il fegato di un bisonte, scena che a detta della stampa è vera. Non sono molto per questi eccessi, il cinema rimane finzione, però queste sono scelte artistiche e su questo ho poco da discutere.
Comunque per questa prova di attore il buon Leonardo ha portato a casa il suo terzo Golden Globe, vedremo se gli spianerà la strada dell'agognato Oscar. A riguardo apro una piccola parentesi: non capisco perché le persone sono ossessionate da questo benedetto Oscar che dovrebbe vincere il bel Leo, ma veramente ne ha così bisogno per essere definito un bravo attore? Sarebbe la ciliegina sulla torta, ma non trovo che sia un premio a doverlo decretare e nella storia del cinema ci sono stati altri colleghi illustri che non hanno avuto nessuna statuetta, indi per cui, passiamo avanti e facciamocene una ragione. Tom Hardy interpreta magistralmente lo spietato Fitzgerald, oh, non so voi ma l'ho veramente "odiato" in questo film, per me è stato eccelso, lo trovo tra gli attori più bravi della sua generazione, la candidatura agli Oscar come attore non protagonista è più che meritata con buona pace di tutte le "Leo-fan".

Segnalo inoltre l'ottimo doppiaggio italiano - anche se non vedo l'ora di ascoltare quello originale - e le splendide musiche a cui ha lavorato anche un "certo" Ryūchi Sakamoto. Come non citare poi l'eccezionale fotografia di Emmanuel Lubezki, veramente sublime.

Questo film dimostra la sua solidità con una storia semplice, attuale, ben raccontata, non si perde in fronzoli, va dritto al punto, emoziona anche per questo, e non mi ha mai annoiato nonostante i suoi 156 minuti,
Finisce lasciandoci un quesito: la vendetta è poi così liberatoria o lascia solo più vuoti? Sicuramente non ci ridarà mai ciò che abbiamo perso.

Per me Iñárritu è un regista eccelso, ho adorato il suo Birdman, e ho adorato questo Ravenant, film certo non per tutti, impegnativo visivamente, ma che non vedo l'ora di potermi rigustare in blu-ray. Decisamente consigliato!





N.B. Revenant ha vinto in totale 3 Golden Globe: miglior attore, miglior regia, miglior film drammatico e ha ottenuto 12 candidature agli Oscar 2016.

lunedì 11 gennaio 2016

David Bowie is Forever


"Non so dove sto andando ma vi prometto che non sarò noioso."
David Bowie






Bowie ha saputo più di altri donarsi, con la sua voce, le sue parole, la sua musica, è riuscito a infrangere ogni barriera, arrivando oltre, spesso oltre la nostra stessa comprensione, così avanti a tutti da doversi spesso fermare per prendere fiato, ripartendo poi per la sua corsa. Oggi David si ferma per un attimo e riparte verso quell'infinito che gli appartiene. Il mio cuore è gonfio, pesante, consapevole della fortuna di aver vissuto e condiviso lo stesso tempo con un'artista così straordinario, un uomo che sino all'ultimo ci ha saputo stupire, ci ha incantato, e come per magia se né andato.
Il Goblin King, il Duca Bianco, l'alieno venuto da Marte torna libero di esplorare mondi a noi ignoti. Grazie di cuore per tutto ciò che ci hai donato BlackStar, ci hai stupito, sino alla fine.