lunedì 31 dicembre 2018

Spider-Man: Un Nuovo Universo

È quando è difficile che non devi mollare



Questo 2018 che si appresta a concludersi, è stato sicuramente l'anno di Spider-Man. 
Prima abbiamo avuto la sua partecipazione nell'ultimo Avengers, poi il riuscito gioco per Playstation 4, ed infine ecco questo film animato. Spider-Man: Un Nuovo Universo, tutto questo proprio nello stesso anno della morte dei suoi dei suoi creatori: Stan Lee e Steve Ditko.

Diretto da Bob Persichetti, Peter Ramsey e Rodney Rothman. La sceneggiatura è stata firmata da Phil Lord, quest'ultimo figurante insieme a Chris Miller come produttore.
Il progetto ha come produttore esecutivo lo stesso Stan, voglio vederlo quindi come la sua ultima creatura. Distribuito da Sony Pictures, non scorgo Disney in tutto questo, ma è risaputo che i diritti del ragno hanno sempre trame complesse.

La storia si ispira alla saga chiamata come "Ragnoverso", cioè vari universi dove appaiono diversi tipi di Spider-Man, col il senso che ognuno di noi può essere un eroe, suo malgrado, come lo stesso Peter Parker del resto. Qui abbiamo un ragazzino di colore, Miles Morales, appartenente a un universo alternativo, (nel comics è la serie Ultimate), che dopo aver acquisito i poteri da ragno si trova suo malgrado a combattere Kingpin, intenzionato a stravolgere lo spazio tempo per riavere la moglie e il figlio morti in un incidente. In tutto questo avremo quindi la partecipazione di altri 5 Spider-Man provenienti da altri universi. Il tutto crea un interessante amalgama di situazioni, gag, citazioni, drammi e sorprese.
Abbiamo davanti un prodotto davvero interessante, con una regia mai banale, e una computer grafica di livello veramente elevato che non vi farà mai rimpiangere i disegni tradizionali.
Sono rimasto veramente impressionato da questo film, tanto che fatico pure a farne una critica. 
Solitamente sono molto analitico, ma questa volta mi sento sopraffatto da questa valanga di colori e situazioni. Conto infatti di andare a rivedere questa pellicola, cosa che non mi accade spesso al cinema, per coglierne altre sfumature e per assaporarne la magia sul grande schermo.




Il gioco del citazionismo non è fine a se stesso, e regala molti momenti memorabili. Il film può essere quindi apprezzato sia dai fan storici del comics, sia a quelli della prima ora. Ho gradito tantissimo il cameo di Stan Lee, e i ringraziamenti finali a lui e a Ditko per aver creato Spidey. Per non parlare della scena dopo i titoli di coda.  
Questo film a mio avviso è tra le cose più riuscite che abbia mai visto nell'ambito dell'animazione; una meravigliosa giostra da cui difficilmente vorrete scendere. Uno stupendo tributo a uno degli eroi più amati di sempre e alla sua storia, fumettistica e non. 
Qualcuno lo ha definito come il "miglior" cinecomics di sempre, personalmente sono piuttosto freddo davanti a certi riconoscimenti, ma bisogna ammettere che se non è il migliore, poco ci manca. Sicuramente tra le cose più belle mai viste dedicate a Spider-Man, ma anche come prodotto a sé è veramente strepitoso.

Ho letto critiche veramente ingiuste riguardo quest'opera, e voglio spendere due righe per dire la mia.
Lo stile grafico: lo trovo perfetto, ci sono chiare citazioni a molti autori, ma quella che più mi ha colpito è quella a Bill Sienkiewicz, chiaramente distinguibile in Kingpin e nella battaglia finale, una delle scene più epiche e riuscite della storia dell'animazione 3D, con una spruzzata anche al Jack Kirby più visionario del periodo Fantastici Quattro. L'unica che mi ha un po' infastidito, l'effetto fuori fuoco che si nota spesso nelle inquadrature, lo avrei attenuato, invece la "retinatura" è davvero riuscita. Gli effetti onomatopei troppo belli e fumettosi.
La storia: è perfetta, riesce a coniugare il divertimento e la serietà nello stesso momento, non annoia MAI, piena di momenti adrenalinici e coinvolgente.
Le musiche: cioè, il tema di Prowler cosa non è? Pure le altre non scherzano!


Kingpin by Bill Sienkiewicz


Per quanto mi riguarda, questo film è stata davvero una grandissima sorpresa. Ho letto che si parla già di seguiti e relativi spin-off, non so cosa vogliono fare, ma se il livello sarà questo: ben vengano!

Scritto questo, fatevi un favore, che voi siate o meno amanti dei fumetti Marvel, andatevi a vedere Spider-Man Un Nuovo Universo, vi assicuro che non ve ne pentirete.






Piccolo Spoiler: i tributi a Stan e Steve alla fine della pellicola:








Colgo l'occasione per farvi i miei auguri di buon 2019! 

lunedì 3 dicembre 2018

Bohemian Rhapsody



I Queen, sono uno dei miei gruppi preferiti, una band iconica che ha segnato la mia adolescenza.
Ero poco più di un ragazzo quando morì Freddie Mercury, e come tanti della mia generazione ho scoperto il gruppo maggiormente in quella triste occasione, anche se già prima simpatizzavo per loro.
Dalla morte di Mercury, ho avuto l'impressione che il resto del gruppo tirasse un po' a campare su ciò che è stato, a eccezione di John Deacon (lo storico bassista), che è l'unico che in tutti questi anni ha scelto una vita ritirata piuttosto dei riflettori.
Bohemian Rhapsody, oltre a essere una delle hit più famose dei Queen, oggi è un film sulla storia del gruppo, dalla sua formazione nel 1970 al 1985, incentrato in particolar modo sul mai troppo compianto vocalist Freddie Mercury.
Prodotto tra gli altri da Brian May e Roger Taylor, il progetto ha avuto una vita molto travagliata: una lavorazione di quasi 10 anni, in cui si sono susseguiti cambi di registi, sceneggiatori, attori, tra cui il bravissimo Sacha Baron Cohen che doveva interpretare il protagonista al posto dell'attuale Rami Malek. Purtroppo dissapori artistici hanno allontanato Cohen dal set, devo ammettere con mio grande rammarico, sono sicuro che avrebbe fatto un lavoro eccelso. Ma andiamo al presente, con i se e i ma non si va da nessuna parte.

La storia inizia con un giovane Mercury, indiano naturalizzato inglese, alle prese con gli studi e un lavoro come gestore di bagagli all'aeroporto, vive in una famiglia conservatrice ma esce ogni sera cercando la sua strada. Una sera, in un pub a modo di ascoltare gli Smile, gruppo in cui militano Roger Taylor alla batteria, e Brian May alla chitarra elettrica, il vocalist li lascia a piedi e Freddie si propone di sostituirlo. Nasce così un sodalizio che rimarrà nella storia della musica, la band cambierà nome grazie all'estro di Mercury in Queen. Il resto, come si suol dire è storia.
La pellicola, si concentra in particolar modo sull'evoluzione umana del protagonista, dal suo incontro con l'amatissima Mary Austin, alla scoperta della propria sessualità, sino ad arrivare alla consapevolezza di essere spiccatamente bisessuale, anche se nel film si fa intendere maggiormente che Freddie sia gay; in realtà pare che il nostro non disdegnasse totalmente il gentil sesso. Molto bella la parte relativa alla creazione dell'album A Night at the Opera del 1975, tra l'altro il mio preferito, e ovviamente ci si concentra sulla composizione della canzone che dà il titolo al film: Bohemiam Rhapsody. Alla lotta artistica per imporre una canzone così innovativa, inoltre pochi sanno che uno dei primi video musicali della storia è proprio quello di questa hit:


Poi la storia prende una vena un po' più drammatica, dove si descrive un Mercury manipolato dal suo manager amante Paul Prenter, alle prese con festini senza fine, solitudine, e redenzione.
Il finale vale il prezzo del biglietto, mi riferisco alla bellissima esibizione del Live Aid del 1985 con cui si chiude la pellicola.
Nella sua totalità trovo che il tutto funzioni, che Rami Malek abbia dato un'ottima interpretazione, anche se a mio parere, soprattutto fisicamente, la sua trasformazione in Mercury funziona molto di più nella prima parte, quando ha i capelli lunghi per intenderci, lo trovo meno somigliante e credibile con i baffi e i capelli corti, ed è un peccato perché doveva essere il punto più iconico della carriera di Freddie. Le movenze, le espressioni, invece quelle ci sono, globalmente quindi penso Malek abbia fatto un ottimo lavoro ma non l'interpretazione da Oscar che stanno invocando alcuni.


Gli altri attori sono piuttosto in parte, anche se per esigenze di copione sono tutti satelliti di Malek, in particolar modo è incredibile la somiglianza di Gwilym Lee, con Brian May, buono anche Joseph Mazzello nei panni di John Deacon, meno riuscito Ben Hardy in quelli di Roger Taylor. Meravigliosa la Mary Austin di Lucy Boynton.
A proposito di Deacon, ho notato che il suo personaggio in un paio di occasioni fa un po' la figura del "fessacchiotto" rispetto al resto della band, spero sia solo una mia impressione e che non sia una "vendetta" di May e Taylor nei confronti del loro collega, anche perché il bassista si è allontanato dal progetto anni fa, quindi dubito abbia avuto voce in capitolo a riguardo.

Altra cosa, alcuni hanno criticato il film per le differenze che ci sono con la realtà, a mio parere ci sta che la storia sia stata un po' romanzata. L'unica cosa che mi ha fatto leggermente storcere il naso è vedere un Mercury con la coda tra le gambe invocare il perdono della band, cosa che non risulta sia mai successa, infatti ognuno ha sempre pensato anche alla propria individualità senza togliere nulla al gruppo.
Freddie, è stato un personaggio con una grandissima personalità, fatico a immaginarmelo succube degli altri. Poi il resto della band pare quasi un gruppo di educandi rispetto a lui, ma è risaputo che gli eccessi ci siano stati da parte di tutti, non certo solo di Fred, anche se lui, a quanto dicono le cronache, ha superato pure gli eccessi mostrati sullo schermo.
Ho notato in generale una punta di eccessivo buonismo, mi riferisco in particolare alla parte finale, non vi spoilero nulla, ma a mio avviso evitabilissimo, stiamo parlando di uno dei gruppi più innovativi di sempre, c'è davvero bisogno di indorare la pillola?
Freddie, ha vissuto la vita al massimo, come l'ha voluta lui, in questa opera sembra quasi che fosse una vittima, invece è stato la regina del suo alveare, non certo l'ape operaia. Mi è mancata anche un po' l'ironia, l'acutezza di Mercury, mi rendo comunque conto che sia davvero complesso tratteggiare in modo completo una personalità tanto sfaccettata in poco più di 2 ore, tra l'altro so che hanno tagliato varie fasi nel montaggio, chissà se una eventuale versione "uncut" possa essere più interessante.

La regia di Bryan Singer, sostituito poi da Dexter Fletcher in corso d'opera, non è certo epocale, poco incisiva per un'opera su una band tanto creativa, però salva la baracca nella parte del Live Aid, dove anche grazie alla computer grafica, riesce ad arrivare a trasmettere un coinvolgimento davvero fortissimo, una parte che mi ha davvero emozionato e commosso.
Il film finisce un po' così, si ha la sensazione che ci potesse essere un maggior approfondimento della vita di Mercury, si esce quindi dalla sala affamati di Queen, di informazioni, di musica, le oltre due ore scorrono velocemente.

In conclusione; un progetto travagliato, riuscito a metà, ma che consiglio di vedere, soprattutto se siete amanti della musica del gruppo, con il patto di saper chiudere gli occhi davanti a qualche inesattezza e a sbavature che in ogni caso non impediscono all'opera di essere godibile.

Long live the Queen.




mercoledì 14 novembre 2018

Stan Lee 1922 - 2018

"Credo che anche solo una persona possa fare la differenza"
Stan Lee




La mia vita è stata segnata in modo indelebile dai fumetti. Ho imparato a leggere con i Marvel Corno, sono stato un bambino piuttosto solo, e la lettura è stata la mia ancora di salvezza.
Nel 1999 ho avuto l'opportunità di lavorare con Andrea Corno, quindi la mia strada si è unita alla mia passione. Non è stata un'esperienza semplice, ma a oggi ne conservo un buon ricordo, è stato sicuramente formativo.
Stan Lee, è l'uomo che mi ha permesso di fare queste esperienze.
Ha creato un universo inestimabile di eroi, ha lasciato un'impronta indelebile e la sua dipartita, seppur sia una cosa fisiologica a 95 anni, ha scosso il mondo. D'altro canto dalla morte della moglie Joan, Stan ha subito una parabola discendente tale, che forse solo ora è davvero in pace.

In queste ore ho letto molti tributi, tanti sono rimasti increduli davanti alla sua morte, ma perché un uomo così anziano ci stupisce facendo la cosa più naturale del mondo?
Forse perché Stan appariva una figura quasi mitologica, trascendendo la sfera dell'umano.
Un uomo che nei suoi anni migliori riusciva a dettare 3 storie contemporaneamente alle sue assistenti, che a 38 anni si è risollevato creando un impero, dei personaggi entrati nel nostro immaginario per sempre. Ne cito solo alcuni: I Fantastici Quattro, Hulk, Iron-man, L'Uomo Ragno, Thor, X-Men.
Non semplici eroi, ma persone ai margini della società che trovano il loro riscatto con fatica, spesso incompresi e soli. Ha creato così i super-eroi con super-problemi, in contrapposizione alla perfezione di beneamini DC come Superman
Lee, ha precorso i tempi, ha compreso che il pubblico non ha bisogno di una falsa perfezione, è stato un pioniere, un innovatore, ha colto il meglio nelle persone intorno a lui, con una determinazione invidiabile è riuscito a creare dei personaggi immortali insieme agli artisti più dotati del suo tempo.

Molti stanno accostando Stan a Walt Disney, per quanto mi riguarda per certi versi lo ha superato ampiamente in quanto a creatività, è strano pensare che ora le loro strade siano unite visto che la Marvel è stata acquisita da anni dalla Disney.
Ha vissuto una vita piena e soddisfacente, ha coronato tutti i suoi sogni, rendendo i suoi personaggi record di vendite anche al cinema.
Eppure ho letto spesso rammarico nelle sue parole. Il suo sogno di diventare un romanziere di successo non è riuscito. Non a caso ha usato tutta la vita uno pseudonimo (il vero nome era Stanley Martin Lieber)  che poi è diventato il suo marchio di fabbrica, temeva infatti di rovinarsi la credibilità con i comics. Oh, Stan, se solo tu potessi vedere tutto l'amore che si sta riversando su di te, forse dimenticheresti ciò che non sei riuscito a diventare, perché tu sei andato oltre qualsiasi più rosea aspettativa.

Le polemiche sulla paternità delle creature Marvel, ora hanno lasciato il posto alla consapevolezza della fortuna che abbiamo avuto tutti nel poter condividere lo stesso tempo con un genio creativo di tale portata.

Ciao Stan, che la terra ti sia lieve.







venerdì 26 ottobre 2018

A Star Is Born




A Star is Born, è l'opera prima come regista di Bradley Cooper, che vede il suo esordio come attrice nientemeno che Lady Gaga.


Prima di tutto stiamo parlando di un remake, per la precisione del film È nata una stella, pellicola che purtroppo non ho ancora avuto modo di vedere.
Cooper ha quindi scelto la via facile come prima regia? No, direi di no. Prima di tutto perché si è scelto il ruolo del cantantante rock, ha infatti preso lezioni da Eddie Vedder dei Pearl Jam, (e si vede), poi si è affiancato un'artista molto amata ma neofita come attrice. Quindi abbiamo, un attore prestato al canto, e una musicista prestata alla recitazione.
Bello no?

Ok, date le premesse, questo film poteva essere una tavanata di dimensioni bibliche, e invece, invece no! La storia certo non brilla per originalità, il solito clichè della rock star data all'autodistruzione che trova la sua musa in un locale a caso, se la porta sul palco e la fa diventare la diva diddio. Circa il succo è questo, ma il tutto è stato davvero ben confezionato.
Prima tutto abbiamo ottima musica, la ost è molto coinvolgente, e la scelta di sottotitolare tutte le canzoni l'ho trovata davvero azzeccata. Cooper si rivela un cantante credibile, affascinante e carismatico. Gaga, un'anima in cerca della sua dimensione, del suo riscatto.
Entrambi paiono come due treni in corsa, ognuno verso il proprio destino.
L'unica cosa che non ho totalmente apprezzato è lo sviluppo del personaggio di Bradley Cooper (Jackson Maine), un po' debole, sicuramente ispirato a gente tipo Chris Cornell, ma quanto avrei gradito una vena un poco meno decadente, un ritratto meno stereotipato della rock star bella e dannata. Per assurdo ha una maturazione più strutturata la sua controparte femminile: Lady Gaga.

 Una rivelazione come attrice, regge praticamente l'intero film sulle sue spalle, però mi è parso che interpretasse un po' sé stessa, sarebbe da rivedere in un ruolo meno cucito addosso alle sue capacità, quindi ancora presto per dire se sia davvero "nata una stella", nel campo cinematografico si intende.
Il resto del cast mi è piaciuto, in particolare un attore che ricordo con molto affetto nel cult Dietro la maschera, mi riferisco a Sam Elliott, mi ha fatto davvero piacere rivederlo sullo schermo.

Quindi, concludendo, questo è un ottimo film, forse un po' lento in alcune parti che andavano un po' snellite, ma nel complesso un esperimento riuscito. Toccante, coinvolgente, divertente in alcuni frangenti, con quel finale che, anche se piuttosto telefonato, ti rimane dentro per un bel po'.

Bravo Bradley, aspettiamo la tua opera seconda, nel frattempo ascoltatevi pure l'ost di A Star is Born che spacca veramente.

Alla prossima guys!



venerdì 14 settembre 2018

Robin Williams - Storia di una vita




Adoro Robin Williams, e quando ho visto in libreria la biografia: "Storia di una vita", del giornalista Dave Itzkoff, mi sono fiondato a comprarla, ma ne è valsa la pena leggersi le quasi 500 pagine che la compongono?

Premetto che sono un amante delle biografie, ne ho lette molte, mi piace approfondire i personaggi che amo, cercare di avere più informazioni possibili su di loro.

Il libro scritto da Itzkoff, è tra i saggi più minuziosi che mi sia capitato di leggere, almeno per quanto riguarda un personaggio di spettacolo. Robin viene letteralmente vivisezionato, partendo dalla sua ricca infanzia isolata, ai genitori, alla sua crescita, sino ai suoi studi e ai suoi successi, arrivando poi al tragico epilogo che tutti conosciamo. Si capisce che il giornalista, prima di essere uno scrittore è un fan dell'artista scomparso, ed ha avuto anche occasione di incontrarlo varie volte, di intervistarlo, di accompagnarlo in giro.

Ogni cosa scritta ha una relativa nota, viene sempre citata la fonte; Itzkoff intervista parenti, amici, colleghi, ex mogli, collaboratori, truccatori, chiunque sia stato vicino a Robin e si sia reso disponibile è diventato così fonte di notizie, sempre interessanti, per cercare di comprendere l'uomo e l'artista.

Sono rari gli uomini che lasciano un segno come quello lasciato da Robin, una persona, nonostante tutto, insicura, piena di contraddizioni, con uno smodato desiderio di piacere, di essere amato, forse per placare la solitudine della sua infanzia dorata.
Questo libro fa finalmente luce, una volta per tutte, su vari aspetti della vita dell'artista.
Moltissimi sono convinti che Robin si sia ucciso per la depressione, pochi sanno che purtroppo negli ultimi anni della sua vita si è ammalato, sempre più gravemente. Ciò non è una trovata pubblicitaria per santificare la sua immagine, purtroppo solo l'autopsia è riuscita veramente a stabilire, con quasi certezza, che soffriva di Demenza da corpi di Lewy, a lui diagnosticato erroneamente come Parkinson visto che i sintomi sono simili. Di questa terribile malattia e delle pene subite da Williams ne ha parlato approfonditamente anche la moglie in questo bellissimo articolo che vi linko qui.

Robin, è stato per me una grande fonte di ispirazione, un uomo che avrei tanto voluto conoscere, grazie a questo libro e a tutti quelli che ci hanno collaborato, posso dire che mi sento più vicino a Williams, e sono grato al suo autore per questo.
Scoprire poi che anche lui amava collezionare, pure robot giapponesi! Chi lo avrebbe mai detto? Certo, non stiamo parlando di un santo, nella vita ha fatto errori, a volte anche gravi, ma prima di tutto si è donato, e ha cercato sempre di portare il sorriso nel volto del prossimo.
La sua voglia di lavorare, il suo impegno, la sua genialità, rimane il rammarico di pensare che forse poteva essere sfruttato meglio, soprattutto in anni più recenti. Di Robin bisogna ammirare il coraggio, si è sempre messo in discussione, non si è mai sentito arrivato, ed è sempre rimasto umile, cosa che davvero non è da tutti.


Quindi, se volete anche voi sentirvi più vicini a questo enorme artista, vi consiglio caldamente di leggere questo libro, scorrevole e ben scritto, non ve ne pentirete affatto!

sabato 7 luglio 2018

Steve Ditko, il co-creatore di Spider-Man ci ha lasciato


"Non parlo mai di me stesso. Io sono il mio lavoro. Faccio del mio meglio, e se mi piace, spero che piaccia anche a qualcun altro."



Steve Ditko, co-creatore di Spider-Man e Dottor Strange, è morto a 90 anni. Per molti purtroppo questo nome dice poco, ma chi conosce veramente il fumetto sa che questi corrisponde a storia.
Personalmente è una delle persone a cui devo la mia "salvezza", scritto così parrà esagerato, ma Ditko è stato uno dei disegnatori che mi ha fatto più sognare, con la sua arte mi ha aiutato a superare momenti difficili della mia vita. Ci ho passato letteralmente anni sulle sue tavole, non potrò mai dimenticare l'impronta che ha lasciato dentro di me. Un uomo che poi ho scoperto essere schivo e solitario, deluso da un sistema che lo aveva ingoiato e poi sputato.

Lui che aveva aiutato a creare Spider-Man, tutta la maggior parte dei villain della serie, l'universo di Dottor Strange, trovo non gli sia mai tributato il giusto valore. Parliamoci chiaro, le sue divergenze con Stan Lee sono cosa ben nota nell'ambito del fumetto; molti non conoscono come girano le cose in quel mondo. Stan, genio indiscusso, non poteva certo star dietro fisicamente a tutte le testate Marvel, si limitava quindi a scrivere una bozza di sceneggiatura (a volte manco quella) e a inserire poi i dialoghi nelle varie tavole, ma il grosso del lavoro creativo era, ed è in mano, ai disegnatori.
Steve Ditko in vita meritava il giusto tributo, il giusto compenso per ciò che ci ha lasciato, invece pare avesse ricevuto il compenso solo sulle sue tavole, senza nessun tipo di diritto d'autore. Se oggi giorno abbiamo un tale universo creativo, un tale impero Marvel, lo dobbiamo a gente come Ditko. Perché nessuno ha mai suonato alla sua porta con un bell'assegno? Perché quest'uomo che aveva fatto la storia aveva deciso di vivere da recluso, tanto da essere trovato, alla bella età di 90 anni, morto dopo ben due giorni? Perché questa notizia ci è stata divulgata solo oggi quando l'autore pare deceduto già il 29 giugno?
Tutto ciò mi addolora, e poco mi consola sapere che la via della solitudine sia stata una scelta dello stesso Ditko, perché mi domando cosa lo abbia portato verso una tale vita.

Ditko, è stato, è, un genio visionario, basta guardare una sua qualsiasi tavola di Dottor Strange, ma le sue opere minori, più sconosciute, sono gemme forse ancor più geniali. Le mie parole per qualcuno saranno pura retorica, esagerazione, ma questa persona ha segnato in modo indelebile la mia vita, quella di molti, e non potrò mai ringraziarlo abbastanza per ciò che ci ha lasciato.


Che la terra ti sia lieve Steve.


Tante le analogie tra Steve Ditko e il suo Peter Parker




Per approfondire la sua storia vi consiglio questo link: QUI

sabato 9 giugno 2018

Minivip & Supervip - Il mistero del Via Vai




Bruno Bozzetto, è famosissimo come regista, animatore, meno come fumettista, ecco quindi una buona occasione per leggerlo con la graphic novel edita da BAO PublishingMinivip & Supervip - Il mistero del Via Vai.

Sceneggiato dallo stesso Bozzetto, coadiuvato da Nicola Ioppolo, disegnato e colorato dal bravo Grégory Pannaccione. In un futuro non troppo lontano, il mondo è dominato dall'inquinamento, le persone non fanno altro che spostarsi usando la macchina, arrivando ad averne 5 per famiglia, i media bombardano la popolazione invitando continuamente a usare l'auto, intanto, nello spazio una putrida razza aliena ci guarda attenta, perché solo in un ambiente totalmente inquinato possono proliferare ed annientare la razza umana. Riusciranno quindi i nostri eroi, Minivip, e Supervip, a fermare questa catastrofe?

Questo è un volume che ho letteralmente divorato stamane, disegnato benissimo, colori stupendi, ottima sceneggiatura, caratterizzazione dei personaggi splendida, storia che avrei visto benissimo in animazione; chissà mai che un giorno non accada, se non erro il progetto è partito proprio con questo intento, per poi volgere al più economico fumetto.
La qualità della stampa è altissima, così come la brussura, e la carta. Bisogna fare un plauso a BAO per la cura profusa in questo libro, prodotto addirittura con una variant cover in edizione limitata da 1500 copie veramente sfiziosa, che poi è quella che ho acquistato:


Variant Cover

In tutto questo, ieri sono stato alla presentazione del libro a Milano, alla Feltrinelli in Piazza Duomo per capirci. Presente Michele Foschini, il supervisor di questa graphic novel, non che editore presso BAO, il mitico Bruno Bozzetto e Grégory Pannaccione. Mi ha colpito molto l'affluenza, sinceramente non mi aspettavo di vedere così tante persone e sono contento di aver scorto vari piccoli fan.

Nella conferenza che prelude il firmacopie di rito, Bozzetto ha ricordato i suoi incontri con Osamu Tezuka (scusate se è poco) nelle varie fiere dell'animazione sparse per tutto il mondo. Tezuka, nella sua estrema umiltà, si scusava col nostro Bruno: “Mi scuso, mi scuso! Sono io che ho inventato la tecnica di un disegno per sette fotogrammi!”.
Certo perché i Disney in quegli anni facevano un disegno per fotogramma, così come tutti gli altri studios, quindi Tezuka alzò l'asticella della qualità, ma aumentò anche la mole di lavoro per tutti dettando un nuovo standard. Pensare che un simile mostro dei manga fosse così umile mi riempie di gioia. Ma non ne avevo dubbi, tutti i più grandi, generalmente, lo sono.
La fila per il firmacopie è stata davvero tediosa, anche perché nessuno mi aveva avvisato che prima bisognava mettersi in lista, quindi ero tra gli ultimi.
L'attesa è stata di quasi 3 ore, e avevo con me una copia da far firmare anche per una mia amica.
Nel mentre che aspettavo, mi era balenata l'idea di farmi disegnare da Pannaccione King Kong (presente nel libro col nome di Sing Song) mentre stringe tra le sue manone un Minivip fatto da Bozzetto. Arrivato al mio turno, Michele Foschini mi ha cassato l'idea, sostenendo che avrei portato via troppo tempo e che non era il caso, quindi Bozzetto, notando la mia delusione mi ha voluto disegnare un Kong a sua maniera, dicendomi qualcosa come:
"Se ti contenti, non sono bravissimo a farlo ma..."


La bellissima dedica di Bruno Bozzetto e l'autografo di Grégory Pannaccione


Inutile dire che la cosa mi ha fatto estremamente piacere, dimostrandomi ancora una volta che gran persona sia Bruno Bozzetto, peccato che invece Pannaccione non abbia voluto farmi nessun disegno, sostenendo poi che chi acquistava 2 libri spesso aveva solo una firma da parte sua (come nel mio caso), perché un disegno lo aveva comunque fatto nell'altra copia, peccato che una non vada a me ma a una mia amica di Roma.
Quindi, ricapitolando: per fare un favore a una persona devo essere penalizzato? In più che ti ho preso 2 copie? Trovo questo episodio davvero poco elegante, anche perché posso comprendere che l'autore sia stato stanco in quel momento, ma 3 ore di fila me le sono fatte pure io, e anche Bozzetto che non si è risparmiato per NESSUNO, cosa che ho potuto constatare con i miei occhi. Devo dire che questa cosa mi ha lasciato una punta di amarezza.

Altra mia piccola nota, al di là dell'episodio citato ho trovato un poco scontroso Foschini, capisco che si sia fatto ore al banco, ma deve pur rendersi conto che è per merito delle persone che comprano i suoi libri se la BAO sta andando tanto bene.

Concludo consigliando caldamente questo volume di Minivip, è davvero un piccolo gioiello, una lettura distensiva, adatta a tutte le età e con un messaggio di fondo molto importante.
Rispettiamo il nostro pianeta, lasciamo da parte la macchina quando possiamo, camminiamo e stiamo all'aria aperta! Bruno Bozzetto si conferma quindi un'artista a tutto tondo, e spero che questo sia solo il preludio di tanti altri volumi.

Spero di non essermi inimicato nessuno con questo mio post, sono semplicemente abituato a esternare ciò che penso senza adulare falsamente il prossimo.

 Vi lascio a un po' di foto:



Una delle belle tavole di Pannaccione
Altra tavola

Al cospetto degli artisti

Bruno Bozzetto mentre tratteggia il mio Kong



Ci tengo a ringraziare la mia ragazza Chiara per avermi supportato in quest'avventura!

mercoledì 6 giugno 2018

Street Fighter 30th Anniversary Collection




Questo post parla d'amore, di passione. Seguo la saga di Street Fighter dal lontano 1991, anno in cui il secondo capitolo rivoluzionò totalmente il mercato degli Arcade. Mi ricorda una calda estate, di una vacanza in un piccolo paesino munito di "sala giochi", non quelle schifezze odierne che rovinano famiglie, ma grandi cassettoni con monitor, leve, bottoni, sogni. Street Fighter 2 mi ricorda tutto questo, mi ricorda la mia giovinezza, spensieratezza, crescita, confronto, sfida.


Dopo quasi 30 anni da quei giorni, ecco uscire la collection definitiva per gli amanti dei picchiaduro Capcom, per chi ha sudato su quei vecchi cabinati e sui pad delle console che ne hanno ospitato porting più o meno riusciti,
Oggi possiamo giocare a quei titoli in vari modi, molti dei quali illegali, quindi sono davvero contento di questa collection per celebrare i 30 anni di una delle serie videoludiche più amate di sempre.

Qui abbiamo la bellezza di 12 titoli, tutti arcade perfect, cioè identici alle loro versioni da bar (e vorrei vedere). Abbiamo quindi a disposizione: Street Fighter, Street Fighter 2, Street Fighter 2 Champion edition, Street Fighter 2 Hyper Fighting, Super Street Fighter 2, Super Street Fighter 2 Turbo, Street Fighter Alpha, Street Fighter Alpha 2, Street Fighter Alpha 3, Street Fighter 3, Street Fighter 3 Second Impact, Street Fighter 3rd Strike.
Da sottolineare, che alcuni di questi titoli non sono mai usciti su console, in versione arcade perfect, e soprattutto sono usciti solo una volta, vedi i primi due capitoli di Street Fighter 3 usciti solo sul mai troppo compianto Dreamcast. Da sottolineare poi che il Second Impact ha una funzionalità wide, presente solo nel gioco da sala giochi, quindi è l'unico dell'intera collection a supportare nativamente i 16:9.

I caricamenti sono praticamente instantanei, e, soprattutto nei titoli più vecchi,  mi è parso di notare una velocità maggiore nel caricamento degli intermezzi tra un incontro all'altro rispetto alle versioni Arcade originali. I giochi, nonostante la loro età, si vedono piuttosto bene, soprattutto attivando i filtri che segnalo essere solo 2, entrambi ottimi, però almeno un terzo ci stava tutto. Si può scegliere se giocare in 4:3 normale o zoomato ( soluzione che vi consiglio), oppure in 16:9, cosa che sconsiglio perché si deformano troppo gli sprite. Segnalo che in 4:3 si possono attivare delle immagini di background, carine ma è una soluzione che non mi ha totalmente convinto, rendono l'area di gioco confusa.


Sottolineo ancora che l'unico ad aver senso giocato in 16:9 pieni è il già citato Street Fighter 3 Second Impact, una vera gioia per gli occhi.

Le tracce sonore sono leggermente basse, ma l'equalizzazione è molto buona, ve ne accorgerete se avrete a disposizione un buon impianto home theater.

C'è una gallery veramente assortita, tante curiosità, addirittura si può ripercorrere anno per anno tutta la saga di Street, dalla sua prima apparizione a oggi. Una sorta di bibbia sulla saga veramente interessante. Adoro tutto questo materiale, però onestamente avrei lasciato qualcosa da sbloccare giocando ai vari titoli.
Segnalo che è presente per  ogni gioco uno slot di salvataggio attivabile in qualsiasi momento. Mi manca un po' inserire i coin, cosa che curiosamente si può fare solo in Street Fighter 1, per amore di coerenza, avrei lasciato la cosa per tutti i 12 titoli contenuti, invece gli altri sono impostati su Free Play,

Il gioco on line pecca un po', almeno sulla versione Switch (è uscito anche su PS4, Xbox One, PC) i server sono piuttosto lenti, e mi dà fastidio non poter sapere con chi sto giocando, che nazionalità ha la persona che incontro, decidere se posso accettare o meno l'incontro. Da questo punto di vista, Ultra Street Fighter 2  è altra cosa, ma come contenuti questa collection lo asfalta totalmente. Spero che la situazione si possa risolvere con un eventuale patch.
Questa, è  infatti la raccolta definitiva per ogni amante dei picchiaduro, di Street Figher, dell'arte del 2D. Capolavori senza tempo che non stancano mai. In un'epoca di 4k, e di ce lo durismo grafico, per me è una gioia rilassarmi con questi giochi senza tempo.
Se posso fare un altro appunto, almeno per la versione per la portatile Nintendo, è il prezzo: 50€ sono un po' tanti. Tra l'altro su Switch ha senso giocarlo solo col Pad Pro, con i normali Joy Con è davvero una tortura, quindi anche la portabilità ne risente parecchio.


Per il resto cosa state aspettando? Questa collection è da avere, punto e basta, e non voglio sentire cazzate del tipo: ah, potevano rismaterizzarmeli, ah la grafica è vecchia. Per l'amor del cielo, godetevi questi capolavori come mamma Capcom li ha fatti, in tutto il loro splendore, senza mancanze di frame, e col supporto dei 1080p!




Buone botte a tutti.







HADOKEN!




venerdì 4 maggio 2018

Avengers Infinity War


Vendicatori uniti!




Uscito lo scorso 25 aprile, Avengers Infinity war, è la pellicola che celebra i 10 anni del Marvel Universe, quell'universo narrativo che ha avuto inizio con il primo Iron Man, ormai nel lontano 2008.
Per molti questi sono film da botteghino (siamo già a 857 milioni in tutto il mondo), senza impegno, commerciali, è vero, sicuramente non siamo davanti a pellicole d'autore, però leggo anche tanta spocchia da parte di alcuni che invece dovrebbero imparare a guardare ai cinecomics con un occhio di maggior riguardo.

Questo nuovo Avengers, è davvero un film eccellente. Difficile mettere insieme così tanti personaggi senza creare confusione, una pellicola mai sotto tono, con un ritmo incredibile che ti attacca alla sedia dall'inizio alla fine. Si può dire quel cavolo che si vuole, ma questo è uno dei migliori cinecomics degli ultimi anni, veramente un lavoro encomiabile. Una sceneggiatura che letteralmente spacca, che ti coinvolge, che ti fa stare con il fiato sospeso sino al finale che è eccezionale e che ho adorato! Un pugno nello stomaco che sta dividendo i fan della saga, e alcuni che preferiscono avere sempre trame banali e scontate.

Questo forse non è un film per tutti, ma è assolutamente imprescindibile se amate i super eroi.
Le battute sono ben dosate, e non intaccano mai la tensione narrativa. Le scene di lotta sono molto ben coreografate, anche se alcuni scontri li ho trovati poco equilibrati, gli effetti digitali stupendi, il design generale, i costumi, veramente tutto ottimo.


Il cattivo poi, Thanos, lo abbiamo aspettato per tanti anni e non ha deluso le aspettative, è carismatico e maestoso. Follemente " saggio" nella sua decisione di decimare le popolazioni per ristabilire gli equilibri. Disposto a sacrificare qualasiasi cosa per i suoi obiettivi. Un cattivo davvero interessante.
Se posso trovare un difetto è che il finale ti lascia veramente sospeso, sospeso a tal punto che vorresti subito sapere cosa succede dopo. Abituati come siamo al tutto e subito, sarà dura evitare spoiler.

La regia è dei fratelli Antony e Joe Russo, già autori degli ottimi Captain America: Winter Soldier, e di Civil War. Alla sceneggiatura i veterani Christopher Markus e Stephen McFeely, i quattro hanno già lavorato insieme, e i risultati si vedono.




Il cast è di tutto rispetto e contiene il meglio degli attori Marvel, tra cui: Robert Downey Jr., Chris Hemsworth, Chris Pratt, Chris Evans, Scarlett Johansson, Elizabeth Olsen, Tom Holland, Tom Hiddleston, Paul Bettany, Josh Brolin, Mark Ruffalo.

La trama vede il potentissimo tiranno intergalattico, Thanos (Josh Brolin) intenzionato a conquistare tutte le gemme dell'infinito in modo da poter diventare l'essere più potente dell'universo. I nostri eroi riusciranno a fermare l'avanzata di un essere tanto temibile? Ma soprattutto, noi fans, riusciremo ad aspettare un anno per il seguito di questo film? 

Ai posteri l'ardua sentenza, per ora l'attesa è  S P A S M O D I C A.




sabato 31 marzo 2018

Ready Player One

La magnificenza dello schermo della Sala Energia di Arcadia 





Uscito il 28 marzo Ready Player One, è uno dei film più attesi di questo inizio anno, vuoi perché un regista come Steven Spielberg calamita sempre l'attenzione, vuoi perché stiamo parlando di un lavoro tratto da un bestseller: il libro ononimo di Ernest Cline.

Per poter parlare di questo film, sono andato a vederlo in una spettacolare versione in 70MM al Cinema "Arcadia" di Melzo, nella meravigliosa sala Energia. È stata un'esperienza quasi mistica per un amante del cinema, non a caso ha vinto un premio come "Miglior Sala d'Europa" nel 2017 agli ICTA Awards. Da notare che questo film è stato girato su pellicola, una scelta ormai non comune e figlia del tipo di fotografia che si è voluto catturare. Tra le poche copie al mondo in 70MM, quella posseduta da Arcadia è la numero 2!

La storia è ambientata in un 2045 devastato dalla povertà e dall'alienazione personale, dove le persone passano la maggior tempo in un mondo virtuale, OASIS. I più ricchi si distinguono da una dotazione più avanzata, quindi oltre al caschetto col visore, indossano tute elaboratissime per ricreare sensazioni quali il tatto o la pressione di una mano sul proprio corpo, il calore, il freddo.
La virtualità quindi ha preso il posto della realtà, il mondo fuori è troppo arido, mentre il virtuale dona bellezza e immedesimazione, una dimensione dove l'uomo può essere letteralmente qualsiasi cosa voglia.

In questa cornice troviamo il protagonista dal nome richiamante un personaggio dei fumetti supereroistici: Wade Watts, su OASIS conosciuto invece col nickname di Parzival.
Il creatore di tanta virtualità, James Halliday è morto da anni, non prima di mettere in palio il controllo del suo mondo e della sua eredità milionaria. Come si arriva a tanto ambito premio?
Vincendo le sfide di Anorak su OASIS, infatti in questo universo sono disseminati indizi per trovare tre chiavi, queste apriranno i relativi segreti che consentiranno l'accesso all'Easter Egg finale per poter controllare questa dimensione.
Wade, passa la maggior parte del suo tempo studiando gli anni della giovinezza di Halliday, gli anni 80, immedesimandosi nella sua vita, vedendo i film che amava, giocando agli stessi arcade, leggendo i suoi libri preferiti, in una ricerca ossessiva che tutto gli porta e apparentemente niente gli dà, se non compagnia in momenti cupi, visto che è orfano e vive con una zia non propriamente accogliente in uno squallido cubicolo. I momenti di serenità li trova solo su OASIS, nascosto in un furgone col suo caschetto virtuale ficcato in testa.
Un giorno, nel tentativo di vincere una delle sfide di Anorak, il ragazzo incontra Art3mis, famosa giocatrice e affascinante creatura dai tratti felini.
Peccato che a bramare il tesoro di Halliday ci sia anche una multinazionale (IOI) dai fini poco nobili. Qui abbiamo l'inizio delle avventure di Wade, in quella che sarà una vera e propria odissea dai tratti pop e squisitamente anni 80, con continui rimandi e citazioni ad altre opere.




Partiamo dal presupposto che trasporre un libro del genere in film, è davvero MOLTO difficile anche per un autore come Spielberg. Nel racconto sono talmente tanti i riferimenti, i momenti in cui Wade semplicemente gioca a un vecchio arcade o vive attimi di alienazione, che rendere tutto sarebbe stato impossibile. L'operazione svolta è intelligente, viene portato il grosso della trama, condensato e adattato a un media diverso: il cinema.
Complice anche la sceneggiatura dello stesso Ernest Cline, coadiuvato da Zak Penn, direi che l'operazione è riuscita, seppur con qualche riserva.

Visivamente siamo di fronte allo stato dell'arte, nonostante la narrazione si svolga per la maggior parte del tempo nel digitale, tale cosa non si fa sentire pesantemente ed è totalmente contestualizzata alla storia. Tecnicamente niente da segnalare, trovo i character molto ben riusciti, dettagliati e credibili e in generale la regia regala momenti davvero esaltanti e coinvolgenti, soprattutto nelle parti più dinamiche, dove raggiunge punti di spettacolarità altissima. Il problema maggiore, per assurdo, forse lo si ha nel mondo reale, dove il tutto mi ha convinto un po' meno.



L'attore che interpreta Wade, Tye Sheridan, ha sicuramente offerto una buona interpretazione, ma non credo sia propriamente semplice trasmettere emozioni quando si ha la maggior parte del tempo un visore sugli occhi. Devo dire che avrei gradito uno sviluppo maggiore del personaggio, ma forse questa mia osservazione è inficiata dal fatto di aver letto prima il libro. Nel racconto il senso di alienazione del protagonista si avverte molto di più, nel film tutto avviene più in fretta, tanto che a volte ho avuto la sensazione che qualcosa di troppo sia rimasto nel pavimento della sala di montaggio.
D'altro canto stiamo parlando di una pellicola di ben 2 ore e 20, contro un libro di 440 pagine, impossibile quindi ricreare tutto nel dettaglio, senza contare che alcune cose funzionano molto bene in un racconto, ma non in un film.





La colonna sonora l'ho trovata molto riuscita e adatta, spiccano nomi come: Van Halen, Tears For Fears, George Michael, Depeche Mode, New Order, Bee Gees e tanti altri. Alan Silvestri, che ne ha curato la parte strumentale, già noto su Ritorno al futuro, ha fatto davvero un ottimo lavoro e i rimandi alla sua pellicola più iconica sono numerosi. D'altro canto Parzival guida una splendida Delorean!

Il film infatti è un enorme tributo agli anni 80 e alla cultura pop in generale, le citazioni si sprecano davvero, passiamo dalla moto di Kaneda in Akira, al Gigante di Ferro, a King Kong, sino a Gundam, Godzilla, a Batman e tanti tanti altri. Per non parlare dell'enorme amore per gli arcade anni 80 da Space Invaders all'Atari 2600. Ho adorato l'omaggio a Kubrick, veramente un tocco di genialità con cui Spielberg ha potuto divertirsi, divertendoci.

A proposito della regia: Steven Spielberg ha fatto come un passo indietro in tutto questo, ha evitato di autocitarsi troppo, di incensarsi, di riempire il film con riferimenti al suo cinema, l'ho trovato molto bello da parte sua, anche se un po' dispiace perché le sue opere fanno parte del nostro immaginario.


In definitiva promuovo questo Ready Player One: un monito a vivere la propria vita senza trincerarsi troppo nella virtualità. Rimane qualche riserva sul dipanarsi della trama e sui rapporti tra i personaggi che a volte ho trovato affrettati negli accadimenti ed in più un buonismo di fondo, però tipico del cinema di Spielberg. Raramente ho avuto la sensazione che i personaggi fossero realmente in pericolo; il cattivo, interpretato da Ben Mendelsohn, lo avrei reso un filo più spietato.

Il film merita comunque una o più visioni, saprà intrattenervi e divertirvi.

Un vero e proprio tripudio nerd che farà la felicità di molti.





Per chi ha già visto il film: QUI, tutti o quasi, gli Easter Eggs e i riferimenti ad altri media presenti nella pellicola.

giovedì 29 marzo 2018

Grazie a Fabrizio Frizzi




La morte di Fabrizio Frizzi ha colpito tutti.
Raramente ho visto un moto di dolore così grande muoversi a tutti i livelli, e ciò mi ha fatto riflettere molto.
Infatti, in una società apparentemente arida come la nostra, dove appare figo essere cinici, cattivi, stronzi, uno come Frizzi è un caso raro, una persona che in altre circostanze alcuni definirebbero come una sorta di "loser", invece no, ci ha dimostrato quanto abbiamo bisogno di sorrisi, normalità, gentilezza, cura e amore.

Basta vedere quanto Frizzi si è prodigato per il prossimo, a quante associazioni benefiche ha aderito, quanto si è donato, mostrando inoltre la sua abnegazione ammirevole per il lavoro.
A chi non è capitato di sentirsi dire: "sei troppo buono", come se fosse un deficit, una mancanza?
Essere buoni è un plus non un malus, dobbiamo imparare a educarci all'importanza della nobiltà d'animo, e non a passare il tempo pensando a come fregare il prossimo indossando le maschere più disparate, perché tanto "lo fanno tutti".

In queste ore, tra le tante interviste sulla dipartita di Fabrizio Frizzi, mi hanno colpito le parole di Milly Carlucci al Corriere della sera, calzano molto con quanto ho scritto sino ad ora:
"In questi mesi ha dimostrato cosa significhi essere un uomo forte: spesso la forza viene fraintesa con l’aggressività. Lui che era l’uomo più mite del mondo ha dimostrato invece cosa significhi esserlo per davvero."
Infatti, spesso fraintendiamo la forza con l'urlare, con l'imporsi sul prossimo, con la maleducazione e l'arroganza, ma è tutt'altro che così, anzi, è spesso dimostrazione di debolezza e pochezza interiore.

Ci tengo quindi a ringraziare Fabrizio per l'insegnamento che ci ha lasciato, per l'amore che ha seminato, per i dolci ricordi di quando presentava in tv Doreamon e più avanti Scommettiamo Che...?; per aver reso così umano un giocattolo: Woody di Toy Story, e a proposito, ti voglio vedere ora a trovare chi lo sostituirà per il quarto imminente capitolo.
Un uomo che non ha mai perso la speranza di un domani migliore, un uomo profondamente ottimista, con una grandissima dignità, che è stato fortunato quanto sfortunato nella sua fine prematura, ma che a mio avviso meritava più considerazione in vita, soprattutto da quella Rai che ora tanto lo sta lodando.

La  mia vicinanza a sua moglie Carlotta Mantovan, alla figlia Stella e a tutte le persone che stanno patendo per questa perdita.

Ciao Fabrizio, sei e rimarrai sempre il nostro sceriffo preferito!




lunedì 12 marzo 2018

Cartoomics 2018: Il resoconto!



Sono anni che vado a Cartoomics, siamo arrivati infatti alla 25esima edizione, ne ho seguito tutte le mutazioni, ma questa è la mia prima volta come "ospite", dopo tanto tempo che scrivo è un bel riconoscimento per DarkArynLand!

Questa è stata una fiera che ho vissuto in modo più intensivo e attento degli altri anni, eccovi quindi il mio personale resconto di questi giorni.

Ho trovato come sempre l'esposizione molto curata, ogni anno la fiera si presenta più affollata ma questo non inficia certo la sua qualità. I padiglioni che più mi hanno colpito sono tanti, ma voglio menzionare in particolare:
lo stand su Ritorno al futuro, curato dall'associazione Back to the future Museum con tanto di Delorean e molti gadget presi direttamente dal set della trilogia. La sezione su Star wars, a dire il vero già vista anche negli anni passati, ma questa volta ho visto più cosplayer e idee inedite come la escape room dedicata.

Mi ha fatto molto piacere la presenza di uno stand dedicato a Ready Player One, film che, dopo averne letto il libro, aspetto con ansia. Uscirà a fine mese quindi aspettatevi le mie impressioni a riguardo. Non un semplice stand, ma ricreazioni di parte di set con tanto di postazioni di realtà virtuale. Purtropppo non sono riuscito a provarla.



Adoro come sempre le creazioni di Fabio Bonanomi, quest'anno, oltre a varie sue opere come la testa di Mazinga Z, Jeeg, e il Daitarn gigante, ha presentato pure un'inedita moto di Hiroshi Shiba, che i visitatori hanno apprezzato molto, sin troppo in alcuni casi, non ricordandosi che certe creazioni sono "artigianali" e meritano delicatezza.




Tra i tanti eventi che hanno affollato Cartoomics voglio parlarvi in particolare di una bellissima tavola rotonda promozionata dalla campagna Io Faccio Film, iniziativa nata per far conoscere i volti di chi lavora quotidianamente dietro e davanti la macchina da presa.
Presenti ospiti illustri tra cui: il curatore di effetti speciali Leonardo Cruciano, l'arredatrice di scena Alessandra Querzola, l'attrice Serena Iansiti, l'attrice Gloria Radulescu, il segretario generale della FAPAV Federico Bagnoli Rossi, l'elettricista di scena Michele Scotto D'abbusco, il giornalista Mario Benedetto, il tutto moderato ottimamente dal giornalista Marco Spagnoli.
Trovo importante far conoscere il mondo del cinema, con tutto ciò che gli gravita intorno.
In un momento di crisi sociale come quello che stiamo vivendo, il nostro paese ha bisogno di ripartire prima di tutto da quello che ha: dalle nostre maestranze, dalla nostra arte, questa è un'iniziativa lodevole, e l'ho apprezzata davvero.
Certo, come osservato anche durante la conferenza, ci vuole sempre un pizzico di fortuna per arrivare a realizzare i propri sogni, ma tante volte le opportunità si celano dietro le situazioni più impensate, non bisogna mai perdersi d'animo ed è importante tenere le proprie antenne attive.
Come ha osservato giustamente Gloria Radulescu, camminare, leggere, osservare, è fondamentale, quanto studiare e applicarsi nel proprio lavoro.
Trovo che questo discorso sia importante a livello globale, tutti possiamo fare la differenza, solo che spesso ci sentiamo annientati da una società sorda e cinica, ma non dobbiamo fermarci, cerchiamo un riscatto, lottiamo per i nostri ideali prendendoci anche dei rischi, così potremo costruire una società migliore, per noi e il prossimo.


Un momento della conferenza di Io Faccio Film

L'emozione più grande per me è stata poter stringere la mano di Bruno Bozzetto, presente per ritirare il Cartoomics artist award. Artista che già su Facebook mi ha dato prova della sua estrema umiltà, infatti  anni fa mi ha dato dei consigli per la grafica della mia pagina su Jeeg Robot.
Sono onorato e felice di avere uno scatto con lui, e mi raccomando, guai a chiamarlo Maestro, non si fida della gente che lo chiama così. Lo adoro, poco da fare.

Ho avuto anche la possibilità di parlare con Sergio Stivaletti, celebre autore di effetti speciali, abbiamo discusso della sua collaborazione con Carlo Rambaldi per un enorme grifone che doveva essere usato in teatro, creazione di cui pare si siano perse le tracce, rimangono foto, tra cui questa che ha gentilmente condiviso su FB:


Il Grifone di Sergio Stivaletti


Ci tengo poi a citare il bravo Christian Colombo di Crazy Prop, vincitore con il suo Megaloman del Premio Speciale Cosplay HUB. Ho avuto il piacere di parlare con lui della sua tecnica per la realizzazione delle armature, le crea metà artigianalmente e metà digitalmente con la stampante 3D, così da averne un risultato perfettamente speculare.

Voglio fare un plauso ai cosplayer, di cui sento parlare poco ma sono l'anima di queste fiere del fumetto, e anche quest'anno non hanno deluso, ne ho visti di veramente belli e stimo tutte le persone che ci mettono inpegno e passione per ricreare il loro personaggio preferito, o perché no, per strappare una risata al prossimo. 

Questa è stata per me un Cartoomics speciale, dove mi sono esaltato, stancato, a volte arrabbiato, avrei voluto avere il dono dell'obiquità per vedere ogni cosa, ogni singolo stand, ogni evento, purtroppo non è stato possibile, e mi scuso perché ho sicuramente dimenticato eventi e artisti importanti che hanno partecipato a questa bella fiera, questo però non vuole essere un resoconto in toto, ma un reportage sulla mia esperienza.

Ringrazio l'organizzazione per aver creato un evento così bello, che di anno in anno cresce diventando sempre di più il punto di riferimento per gli amanti lombardi (e non solo) del fumetto.

Al prossimo anno!

Pass
Moto di Hiroshi Shiba

Tanta roba
Ciao, comprati Arrappaho
La dolcezza

Io e Uan: separati alla nascita.

Felice con Bruno Bozzetto


Ready Player One Experience


Trova gli intrusi

Uno Zerocalcare a caso