“La follia di una persona è la realtà di un’altra".
Tim Burton
“La follia di una persona è la realtà di un’altra".
Tim Burton
I sogni non muoiono mai, almeno sino a che non li abbandoniamo.
Luca Papeo è un sognatore, un disegnatore che è riuscito a realizzare un progetto impensabile e ardito sino a poco tempo fa: mettere insieme due delle icone robotiche più grandi di sempre in un progetto che riprende i famosi VS Nagaiani degli anni 70 della Toei.
Nasce quindi: Jeeg VS Goldrake, un manga a colori che promette di riprendere le atmosfere classiche per la felicità di tutti gli appassionati dei robottoni classici.
L'opera è tutta disegnata e sceneggiata da Luca Papeo e vede l'approvazione nientemeno che del sensei Go Nagai.
Ieri sera sono stato sul canale de I Robotti del Giornalista dell'amico Massimo Triulzi per parlare di quello che è un progetto che vedrà la luce entro quest'anno.
Vi lascio al link qui sotto così potrete gustarvela con calma.
Buona visione!
Labyrinth, il film cult di Jim Henson ha sempre avuto un posto speciale nel mio cuore; quando ho visto questa statua in scala 1:6 di Weta workshop con i 3 protagonisti della pellicola me ne sono innamorato. Sarah and Jareth in the Illusionary Maze riproduce una parte del labirinto illusionario di scale intrecciate in stile Escher, dove su e giù non hanno conseguenze o direzione.
Realizzato in resina polistone di altissima qualità con scultura fisica dell'artista Jane Wenley. La statua ha una tiratura limitata in soli 500 pezzi nel mondo.
Appena estratta dalla scatola il diorama non ho potuto fare altro che emozionarmi per la bellezza di questo pezzo. Le statue sono molto dettagliate e somiglianti. Ho letto varie critiche alla scultura di Jareth - David Bowie, ma una volta visto dal vivo è tutto diverso. Se siete amanti del film originale non potrete fare altro che adorare questa statua. Piccola nota dolente: ho notato che per valorizzarla ha bisogno di una buona illuminazione altrimenti tende un po' a spegnersi, complice una colorazione un po' tenue.
Per ulteriori dettagli vi lascio al consueto video dal canale YouTube del blog,
Entra con me nel magico mondo dei Goblin dove tutto è possibile e scopri con me se vale la pena o meno comprare questa statua limitata.
"Baldios l'invincibilelo seguiremo finché ci sara`Baldios l'indistruttibileper il bene dell'umanità"
La sigla italiana è all'acqua di rose ma Baldios è uno degli anime più di impatto e sottovalutato di sempre. Consiglio in particolare la visione del film che è pure tristemente attuale. Di questo mecha hanno fatto varie versioni ma raramente lo hanno riprodotto bene e di moderno esiste poco.
Finalmente anche tra le mie zampette il Baldios prodotto dalla Pose Plus, ditta particolarmente attiva nei trasformabili. Modello molto di impatto, alto e ben proporzionato. Peccato un controllo qualità altalenante e una trasformazione a tratti machiavellica. Premia con grande posabilita e con snodi molto stabili (anche troppo).
In vetrina fa una gran scena, altamente consigliato a patto di trovarlo a un buon prezzo.
Il mio consiglio è di prenderlo dal Giappone. Grazie al negozio della Jungle sono riuscito a portarlo a casa appena sopra sui 330, cosa un po' difficile ora dato le quotazioni che ha raggiunto questo soggetto. A mio parere non dovreste andare oltre i 400 massimo, oltre non ne vale davvero la pena, lasciate perdere gli speculatori.
Vi lascio a qualche foto e a uno short che gli ho dedicato sul mio canale YouTube:
Vi propongo la mia video recensione del libro su Lady Oscar “Anatomia dell’anime”, edito da Yamato video. Di seguito la descrizione del mook dai profili social dell’editore milanese.
“Sono passati 40 anni dall’uscita in Italia di “Lady Oscar”, un cartone animato che continua a affascinare il pubblico oltre i confini nazionali e generazionali. Celebriamo questo cult dell’animazione giapponese con Le rose di Versailles. Anatomia dell’anime, un mook che unisce il formato di rivista a contenuti da libro. Questo formato popolare in Giappone offre monografie dettagliate su vari argomenti, rivolte agli appassionati desiderosi di conoscenze specifiche. Il libro analizza in profondità l’anime Le rose di Versailles. Si focalizza sulla struttura, l’ordine di presentazione e l’originalità del testo e delle immagini. Contiene inoltre illustrazioni di Michi Himeno e approfondimenti sulla produzione dell’animazione e sul successo del manga originale. Le interviste ai doppiatori e l’analisi dei personaggi aggiungono prospettive uniche alla storia. L’interazione tra testo e immagini amplifica l’esperienza, rendendo il lettore parte integrante della storia”.
Per comprarlo: qui
In questi giorni ho avuto l’onore di incontrare il sensei Junichi Hayama, uno dei disegnatori formati sotto l’ala di Masami Suda, in particolare la loro collaborazione nasce in Hokuto No Ken, anime leggendario che ha segnato la mia adolescenza.
Del sensei Hayama ho già uno splendido shikishi, ma incontrarlo, cenare e pranzare con lui è stata un’esperienza surreale. Peccato il gap della lingua. Di lui ricorderò sempre la bravura nel disegno e quando mi ha chiamato “Hiroshi Shiba” per via della collanina che indossavo. Cosa curiosa: mi ha detto che il suo anime storico preferito è Combattler V. Sull’arte italiana si domandava perché ci sono così tanti nudi maschili nelle sculture e poche femminili; domanda pertinente ma che fa pensare visto che è conosciuto più che altro per aver ritratto molti eroi maschili.
Purtroppo non tutto é andato come avrei sognato; complici imprevisti e inutili cattiverie. Nel video vi racconto la mia esperienza, indi non voglio dilungarmi sul blog.
Voglio solo scrivere che l’arte è di tutti, e che certi autori meritano maggior rispetto, sia da parte degli addetti ai lavori sia dei fans che a volte dimenticano che oltre ad avere un grande artista davanti hanno un uomo. Aggiungo che quando si organizzano eventi è bene essere rispettosi dei visitatori, non possiamo essere visti solo in funzione dei soldi che facciamo guadagnare, gli ospiti vanno rispettati a prescindere.
Ho avuto inoltre occasione di intervistare Simone Buonfantino, fumettista con all’attivo collaborazioni prestigiose con Marvel, DC e Disney.
Buona visione!
Barbie verrà probabilmente ricordato come il fenomeno dell’estate 2023, eppure raramente ho visto un’opera tanto divisiva. Sui social, già prima che uscisse il film, leggo tantissime persone che si dicono fiere di non vedere certa spazzatura, che è puro trash, una roba per sottosviluppati.
Per non parlare di quelli che dicono di amare il cinema ma che non andranno a vedere Barbie a prescindere perché è solo una mera operazione commerciale. Ho una notizia per voi, le major non sono onlus, quasi tutti i film sono fatti per staccare biglietti e viviamo in un momento storico di grossa crisi del settore, il fatto che tanta gente stia andando al cinema per vedere questo film ci dovrebbe solo che fare piacere, o preferiamo masturbarci davanti alle nostre pellicole preferite in sale buie e solitarie destinate a sparire nel tempo?
Barbie, è un film molto intelligente e ben fatto. La regista Greta Gerwing ha confezionato una tempesta perfetta sia negli intenti che nel risultato. Un film che diverte, che gioca sugli stereotipi, che ribalta continuamente ruoli e situazioni. Apparentemente pensato per un pubblico giovane in realtà si adatta all’intelligenza dello spettatore. Ecco, e qui mi duole dirlo, la regista ha sovrastimato l’intelligenza del pubblico medio. Chi non sa cogliere le provocazioni di cui è intrisa la storia e vede solo i Ken come zerbini dimostra di non averci capito molto. La messa in scena è volutamente esagerata in tutto.
La trama parte da Barbie stereotipo, Margot Robbie (qui anche produttrice del film), perfetta creatura di Barbieland, un luogo dove le donne ricoprono i ruoli più importanti della società mentre gli uomini, i Ken, se ne stanno in spiaggia aspettando un cenno dalle loro Barbie sempre prese tra feste e autocelebrazioni. La svolta si ha quando Barbie stereotipo si accorge che qualcosa inizia a non andare nella sua routine perfetta, decide così di andare nel mondo reale accompagnata da Ken, un grande Ryan Gosling, per cercare di ristabilire le file della sua vita.
Una sorta di fiaba plasticosa, un po’ Pinocchio, un po’ musical, un po’ femminismo, umorismo ed emancipazione. Barbie, intendiamoci, non è un film perfetto, non ha nemmeno la pretesa di esserlo.
Non sono totalmente convinto del finale, forse troppo Collidiano, d’altro canto la pellicola cerca anche di spiazzare un po’ lo spettatore e lo capisco. Ognuno di noi è semplicemente in cerca della sua dimensione in questo viaggio che chiamiamo vita, giusto? Così l’ho inteso io.
Ma perché questo film sta facendo arricciare così tante labbra ancora non mi è totalmente chiaro. È rosa? Parla di una bambola? Mette gli uomini in secondo piano. La Mattel ci vuole rubare la vita? Oddio, che scandalo, bravi, bravi maschi alpha, dimostrate che voi siete diversi, che vi lavate con la benzina e che non siete pecore che corrono al cinema solo perché un film sta piacendo a tanti, se piace a tanti sarà sicuramente una boiata perché a voi non la si fa mica eh. Naaaaaaaa, voi siete delle volpi. Mi raccomando, continuiamo a giudicare roba senza averla manco vista che andiamo avanti bene. Continuiamo a guardare senza capire o contestualizzare.
Ah, aggiungo una roba che non mi è piaciuta, il doppiaggio italiano è ottimo e apprezzo la decisione di non doppiare le canzoni, ma Pino Insegno, oddio solo a me ha stancato?
Per il resto finisco dicendo solo una cosa: W Barbie, lunga vita al cinema!
Personalmente le sue donne hanno segnato il mio immaginario tanto da diventare un impossibile metro di paragone, una delle mie prime cotte è stata Gwen Stacy e non ho mai totalmente digerito la sua dipartita fumettistica. John ha saputo infondere bellezza, dinamismo, potenza alle sue tavole. Un maestro che ha segnato indelebilmente la storia dei comics. Mi ha instillato l’amore per il fumetto tanto da portarmi a studiarlo per decenni. Con John se ne va l’ultimo pezzo della Marvel storica, un pezzo del mio cuore e della mia infanzia.
Grazie di tutto John, la tua arte rimarrà per sempre. Sei nell’Olimpo dei grandi.
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Le dediche della De Carolis. La prima accanto a quella della sensei Ikeda. |